Pellicola vs Digitale (1^ puntata)

Pellicola vs Digitale (1^ puntata)

A conclusione del workshop Film Negative DoP, trainer Marcello Montarsi, durante la proiezione del lavoro finalizzato per misurare il grado di compatibilità fra la copia digitale e il positivo pellicola 35 mm. sono emerse delle interessanti questioni.
Grazie alla disponibilità e alla professionalità del laboratorio di sviluppo e stampa Technicolor siamo riusciti a dimostrare empiricamente un aspetto che per certi versi ancora oggi ai più è solo una leggenda o, nel migliore dei casi, solo un’ approssimativa convinzione non supportata certo da riscontri e parametri oggettivi.
…voci del popolo…
Il digitale è meglio della pellicola? Ma si nota la differenza fra una proiezione 2K e un positivo 35 mm.?
Le questioni sono mal poste.
– primo; il gusto non può essere un parametro oggettivo con cui determinare una preferenza.
– secondo; l’economia dell’industria D-Cinema incide pesantemente sulle questioni tecniche.
In tal senso sfatiamo una leggenda; attenzione a credere che la tecnologia digitale faccia abbattere i costi! Anzi; in certi casi, possono anche lievitare.
Ma andiamo con ordine.
A nostra insaputa è stato proiettato prima il lavoro finalizzato in 2K* e poi la copia positiva 35 mm.
I ragazzi, tutti un po’ smaliziati, hanno riconosciuto la proiezione digitale da quella in pellicola.
Ma questo può accadere quando hai uno split dei due supporti così a breve distanza. Quando entri in una sala e sei immerso nel buio della visione per un’ora e mezza non ci pensi e comunque non te lo chiedi. E comunque, difficilmente uno spettatore medio riconosce se sta assistendo ad una video proiezione o ad una proiezione.
La proiezione del lavoro in 2K fa emergere in tutta la sua incisione la durezza dell’immagine. Un senso iperreale di fedeltà alla realtà.
La proiezione del positivo ha restituito, invece, un’immagine molto più morbida.
Perché’? Cerchiamo di fare chiarezza.
In fase di ripresa abbiamo girato con pellicola Kodak Vision 3 500T 35 mm; trascinamento 3 pull down (ovvero per ogni fotogramma il trascinamento della pellicola è assicurato da 3 perforazioni); formato 2,35 : 1 sferico (ovvero usando obiettivi sferici abbiamo deciso di traguardare l’immagine con un rapporto fra la base e l’altezza di 2,35 a 1), sfruttando così metà altezza del fotogramma.
Questo materiale è stato sviluppato e poi scannerizzato per essere trasformato in DI (Digital Intermediate), ovvero un file DPX (Digital Picture Exchange).
Una copia in bassa qualità (una videocassetta MiniDv) di questo file è stata data al montaggio. La copia, cosa importantissima, contiene tutti i reference (time code in primis) per ottenere, a montaggio ultimato, la relativa EDL (Edit Decision List). Con questo semplice file .txt il laboratorio ha processato il materiale per fare il conforming, fase analoga al vecchio taglio del negativo, in modo da ottenere un file conforme al montato.
Questo materiale/file è pronto per la fase successiva: la color correction.
A questo punto, infatti, siamo andati in sala, sempre con Marcello, e,  insieme al colorist di Technicolor Andrea, abbiamo fatto la color correction del montato. Non finiremo mai di stupirci quanto la ‘fotografia’ continua ad essere un lavoro anche a riprese ultimate. E quanto ancora si può fare per ottenere il risultato desiderato. Vedere come un’immagine flat – così si definisce l’immagine come è stata registrata dal supporto fotosensibile acquisisca man mano corposità, profondità, contrasto, come arrivi al al punto di arrivo prefissato dal DoP è semplicemente incredibile.
Terminata la fase di color grading, si ottiene la CDL, ovvero la Color Decision List. Questi metadata servono per mettere di nuovo mano al file DI in modo tale che il DPX, il file intermediate per l’appunto, grazie ai riferimenti contenuti nella CDL , ‘corregge la fotografia’.
Ci siamo: fase successiva, la finalizzazione.
Il DPX color corretto diventa un DCP (Digital Cinema Package) 2K, ovvero la prima copia campione da videoproiettare. Ma molte sale in Italia – come nel resto del mondo – proiettano ancora in pellicola. Per cui, dello stesso progetto, oltre alla copia in 2K, bisogna prevedere la copia conforme in pellicola positiva. Non è una svista. Venendo da un master film negative, processato in tutte le successive lavorazioni sempre in digitale, per forza di cose alla fine sarà la copia in pellicola a dover essere conforme.
Digressione.
Se tutte le lavorazioni intermedie fossero state fatte sempre in pellicola – diciamo come un 30/25 anni fa – è chiaro che, per ottenere alla fine dei release digitali, la gerarchia è capovolta: sarebbe il digitale a doversi conformare alla pellicola. Ma non è più così. Purtroppo o menomale non ci compete. Che ci crediate o no le cose stanno in questo modo: è la pellicola che deve conformarsi al digitale. E lo diciamo sia tecnologicamente che per allegoria.
Un esempio: è inutile continuare a ragionare fra valuta in € e il relativo corrispettivo in lire. Dire che una cosa vale 500,00 € – cioè 1.000.000 di lire – non attribuisce alla cosa in sè il giusto valore. Anzi, lo altera. 500,00 € sono 500,00 €. Punto e basta. Al massimo possiamo capire il realtivo valore confrontando lo stesso oggetto solo con altre valutazioni sempre in €.
Ma torniamo a noi. Dicevamo: bisogna ottenere una copia pellicola conforme. Come si fa?
Il file color corretto con i suoi contenuti metadata ‘guiderà’ il recorder Arri Laser che incide (un vero e proprio processo di esposizione/impressionamento) un negativo 35 mm. che chiamiamo internegativo. Da questo internegativo, poi, si stamperà la prima copia positiva.
A questo punto abbiamo ottenuto le due copie finalizzate; quella in 2K e quella in pellicola positiva.
E, come accade nell’industria cinematografica, si va di nuovo in laboratorio per assistere alla finalizzazione, ossia il DoP assiste alla proiezione sia del prodotto digitale che dell’analogico, proprio per assicurarsi che fra i due supporti non ci sia difformità.
Ma questo sarà oggetto della prossima puntata…
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*con 2K si intende un’immagine che abbia una risoluzione orizzontale – cioè il numero di pixel disposti orizzontalmente su ogni riga per tutte le righe che compongono il frame/immagine – di 2048 pixel.

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