KEY LIGHT – Luce e Cinema IX

KEY LIGHT – Luce e Cinema IX

E’ online il nono  articolo della rubrica curata da SHOT Academy ‘Key Light: Luce e Cinema’ pubblicato sulla rivista ‘Luce & Design‘.

SacroGra
ovvero
la luce della strada

sacro-gra

C’è un’immagine che significativamente trasmette il sentimento di questo docu-film: la nevicata del 2011, che ha paralizzato Roma, filmata sul raccordo anulare. Un’immagine silent che suscita stupore e romanticismo.

Usciamo – è proprio il caso di dire, visto il film – dalla strada percorsa fin qui da Key Light per affrontare un film/no film come ‘SacroGra’ di Gianfranco Rosi, vincitore del Leone d’Oro a Venezia nel 2013.

Nel 2010 gira il lungometraggio ‘El sicario – room 164’, film-intervista su un killer pentito dei cartelli messicani del narcotraffico e vince il Fipresci Award alla Mostra di Venezia e il premio Doc/It come migliore documentario dell’anno. Gianfranco Rosi, erede della tradizione documentaristica italiana, figlio, cioè, dei documentari girati in Sardegna e in Sicilia da Vittorio De Seta, ha ulteriormente affermato il proprio stile vincendo quest’anno l’Orso d’Oro a Berlino con ‘Fuocoammare’.

Il titolo “SacroGRA” annuncia in veste profana un’esperienza religiosa su commissione, dato che il film è la rappresentazione visiva del libro ‘Sacro romano Gra’ una passeggiata lunga più di 300 km fatta dall’urbanista Nicolò Bassetti.

Un progetto sviluppato inizialmente da La Femme endormie di Carol Solive e Lizi Gelber, SacroGRA è stato prodotto da Marco Visalberghi che – con poco più di 600.000 € – ha finanziato questo film, durato quasi tre anni fra riprese e montaggio e che ha incassato, caso unico per il genere, più di 1 Mln di €.

Le immagini sono la carta d’identità, con tanto di segni particolari, di un certo modo di vivere, vedere, pensare, parlare, ascoltare. L’anello del grande raccordo anulare (GRA) stringe 12 mesi l’anno, 7 giorni su 7 e 24 ore al giorno un mondo nascosto e animato da frammenti di umanità. Non c’è cronaca, ma nemmeno romanzo. Una visione trascendentale, per certi versi deistica, svincolata però da qualsiasi idea teocratica.

Una Roma contemporanea ma sconosciuta è illuminata dalla luce naturale, intesa come termine tecnico per dire che Gianfranco Rosi, direttore della fotografia lui stesso, non ha utilizzato mezzi tecnici in termini di lighting equipment ma ha assecondato la luce della location scelta e filmata. Gli EXT.NIGHT, per esempio, sono spinti al limite della leggibilità. Cesare, l’ultimo pescatore di anguille del Tevere, è presentato al tramonto in silhouette sulla sua lancia in alluminio mentre naviga sotto il ponte del Labaro. E tutte le scene dei fiumaroli hanno il sapore del sud-est asiatico, quel sapore di Mekong che rende giallo anche il cielo.

fiumaroli

 

La precisa volontà di lavorare con la luce naturale

Nelle parole di Gianfranco Rosi c’è per il set di questo lavoro la massima attenzione ad utilizzare l’intero arco delle luminanze espresse durante il giorno dalla luce naturale “..Il GRA, questo fiume di traffico in eterno movimento e chi lo abita, è una realtà che reclama di essere vista, di essere pensata. Le sue contraddizioni lasciano a bocca aperta: un frate francescano sulla corsia d’emergenza che fotografa il cielo; greggi di pecore al pascolo a pochi metri da auto che sfrecciano a 120 Km all’ora… Mondi in movimento che si intersecano, ignari gli uni degli altri.? Sul GRA il giorno appartiene al mondo del trasporto, la notte appartiene ad un altro mondo che solo al crepuscolo e al tramonto si inizia a percepire nella sua complessità. La luce del giorno è sovraccarica di informazioni, restituendo una realtà dura e realistica. La luce della sera sfuma i contorni e lascia emergere l’essenza dei personaggi”.

Il supporto tecnico utilizzato

C’è da dire che le scelte estreme sono un lusso concesso dal tipo di macchina e dalle ottiche utilizzate. La Digital Camera Panasonic AG-AF101 e i CP2 della Zeiss hanno permesso al filmmaker di ottenere ‘segnale’ in condizioni di scarsa luminosità.

panasonic_ag_af100_

Una macchina leggera e maneggevole, da usare in completa configurazione ‘one man band’, che permette l’utilizzo delle ottiche cinematografiche grazi al PL mount. Così Rosi, grazie al fuoco selettivo, che rende eterno, agiografico il carattere di un’immagine, ha potuto fare dei ritratti per ognuno dei personaggi raccontati, visti, vissuti. SacroGRA è un’esperienza inconsueta per uno spettatore di sala: il girato come quantità è monumentale. Jacopo Quadri – il montatore – in 8 mesi di editing ha dato al film quello spessore cinematografico che accompagna in ogni sua avventura l’eroe dai mille volti nel suo viaggio di autorealizzazione, per dirla alla Joseph Campbell.

E cosa sono, se non eroi, Roberto il barelliere, Francesco il botanico, il principe Filippo Pellegrini, Cesare il fiumarolo, Paolo e sua figlia Amelia? Sono personaggi – characters efficacemente in inglese – che non percorrono un cammino predestinato da sceneggiatura, ma viaggiano dentro le loro vite. E’ inutile chiedersi – o, peggio ancora, prevedere – che succederà dopo questa o quella scena. Con SacroGRA assistiamo invisibili – e impotenti – allo sciogliersi degli avvenimenti.

..L’atto di filmare per me è molto doloroso, come lo stesso gesto di tirare fuori la cinepresa. Prima di farlo è necessario per me aver colmato il processo di avvicinamento, che può durare anche mesi, con i personaggi e le loro storie. Questo investimento sul tempo mi fa capire qual è la giusta distanza tra il soggetto e la cinepresa, in quale angolo posizionarla, come comporre l’inquadratura. Quando finalmente capisco che è il momento di girare, tutti i dubbi si sciolgono. In quel preciso istante ci siamo solo io e il personaggio, e la stessa macchina da presa sembra sparire tra le mie mani..”: Rosi docet.

SacroGRA è un film/no film che per certi versi incanta e per altri addolora. Se SacroGRA ha i colori e l’esposizione della strada del GRA, la luce non può essere controllata e fatta propria. La luce è la luce dell’urbano, del paesaggio, dell’architettura. Rosi, da consumato documentarista, lo sa e ci restituisce una visione priva di filtri, che tanto ci ricorda il verismo di Vittorio De Seta di ‘Banditi a Orgosolo’ realizzato nel 1961 con la collaborazione di Luciano Tovoli, allora esordiente operatore di macchina, che firmerà, poi, nel 1972 come DoP un altro documentario che appartiene alla storia del cinema italiano, ‘Chung KuoCina’ di Michelangelo Antonioni.

 (a cura di Alessandro Bernabucci – Chief Executive  – Shot Academy – Formazione Professionale per il Cinema)

Gianfranco Rosi
Gianfranco Rosi

 

 

 

 

 

 

 

SacroGRA (2013)

di Gianfranco Rosi

Direttore della Fotografia: G. Rosi

TECHNICAL SPECIFICATIONS

Aspect ratio: 16/9 (1,78 : 1)

Camera: Panasonic AG-AF101 PL mount

Negative format: AVCHD PH

Lenses: CP2 Compact Prime Zeiss

Printed film format: DCP

 

PER APPROFONDIMENTI

http://www.sacrogra.it

http://www.repubblica.it/la-repubblica-delle-idee/2013/09/28/news/un_uomo-67000321/

http://pro-av.panasonic.net/en/sales_o/02products/products/ag-af100a/index.html

http://www.zeiss.it/camera-lenses/it_it/cine_lenses/compact_lenses/compact_prime_lenses.html

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