Key light Loro 1 – Loro 2

LORO 1 – LORO 2
ovvero la luce della tele-visione

Tutto documentato, tutto arbitrario
– citazione di Giorgio Manganelli ad inizio film –

Non ci sono né vincitori né vinti in questa orgia (im)morale in cui il bene e il male sono le facce della stessa medaglia. Veronica Lario/Elena Sofia Ricci non è un’ eroina; lo sa bene il marito Silvio Berlusconi/Toni Servillo che ha fatto tutto quello che ha fatto per il potere, per i soldi, per compiacere uno sconfinato ego tanto da arrivare a credere che ‘tutto non è abbastanza’. E così lei, la moglie insoddisfatta, tradita, umiliata, violata nella dignità, è comunque restata accanto al marito per tutti questi anni. Perché? ‘Perché l’altruismo è il modo migliore di essere egoisti’
In questa antropologica (e antologica) passerella di servi, nani, papponi, cortigiani (e mignotte a vario titolo), Sorrentino osserva – e a noi ci lascia guardare – una realtà che ha investito la società italiana negli ultimi dieci anni. Un fenomeno che è ancora oggi alberga nelle nostre case, nelle contemporanee virtù: il berlusconismo.

Parliamo con il cinematographer Luca Bigazzi. che segue Sorrentino (e Sorrentino segue Bigazzi) dal film:  ‘Le conseguenze dell’amore’.

‘Fare questo film per me è stata una grossa difficoltà e anche una grossa sofferenza. L’estetica berlusconiana, che altro non è che la radicalizzazione dell’estetica craxiana, è un argomento fotograficamente faticoso. Gli anni del berlusconismo sono stati caratterizzati dalle peggiori luci che la storia del nostro paese abbia mai avuto. Non parlo solo di cinema, parlo di un costume, di una forma, di una morale, di una politica. L’estetica berlusconiana ha determinato una volgarità del colore, del contrasto, un decadimento anche formale della luce che ha accentuato quel modo piatto di illuminare dalla fine degli anni ‘70’ ad inizio ’80, puntando la luce verso il basso, come si fa in uno studio televisivo, generando delle luci fastidiosissime e abbaglianti.’

Inquadrare significa mettere in una cornice un contenuto, visivo o meno che sia. ‘Loro 1’ e ‘Loro 2’ non poteva essere inquadrato diversamente. Non è un film su Berlusconi, né sulla sua storia politico/imprenditoriale. E’ un dietro le quinte di una recita che non ha mai fine, che mostra tutta la sua corruzione, arroganza, libidine senza mai fermarsi. Nemmeno davanti ad un’innocente(?) Stella/Alice Pagani che non si lascia ‘trombare’ dal Presidente dopo l’affronto: “Lei ha lo stesso alito di mio nonno, che non è profumato, né maleodorante. E’ l’alito di un vecchio.”

‘Mi sono sforzato di fare delle cose che magari formalmente e fotograficamente a me non piacevano ma che mi sembrava rappresentassero formalmente quell’estetica berlusconiana, fatta di ambienti iperilluminati, sovraesposti, tormentati da inutili luci di notte e di giorno. Questo aspetto andava tradotto in qualche modo in un film su Berlusconi.’

Parafrasando Kafka, la verità per essere creduta deve farsi bugia. Una volta entrati a far parte del circo del bunga-bunga, gli ignavi di dantesca memoria lasciano ogni speranza (e ogni raziocinio) e a vario titolo indossano la maglia del popolo delle libertà.
Tele-visione letteralmente significa vedere da lontano. E man mano che ci si avvicina fino ad entrare nella ‘reggia‘ sarda, nella camera da letto di Berlusconi/Servillo ci si accorge che in realtà niente è come si vede da lontano. Se gli stessi colori, le stesse luci notturne, le stesse atmosfere fotografiche viste ne ‘La grande bellezza’ sono curate, eleganti, raffinate, in ‘Loro 1’ e ‘Loro 2’ ci restituiscono un look hard core. Se Jep Gambardella è feroce ma elegante, cinico ma colto, Berlusconi è egocentrico ma pacchiano, ricco ma arrogante. Strimpella Apicella, canta Berlusconi. E’, purtroppo, la dolce vita di oggi, non in bianco e nero ma solo nera, seppur coloratissima. Poco luce a ribalta e i primi piani si trasformano necessariamente in una rappresentazione da avanspettacolo in questo film scientificamente kitsch.

‘Illuminare non significa fare solo le cose che ci piacciono. Si cerca di aderire alla storia facendo anche delle volgarissime luci colorate, delle ‘cromoterapie’, delle luci grossolane da discoteca. Questo non vale solo per la fotografia, vale per tutti i reparti che concorrono alla stilizzazione dell’immagine cinematografica. Ambienti e luoghi a metà fra lo studio televisivo e il mobilificio. Scenografia, trucco, costumi, tutto contribuisce ad andare verso questa direzione.’

Uno sforzo produttivo non indifferente, visto che due film da 100 minuti l’uno sono stati girati in sole 12 settimane.

Hai cercato sempre la luce giusta? E che luce hai cercato di realizzare?

‘L’organizzazione di Davide Bertoni (l’aiuto regista, ndr) è stata straordinaria, pensando alla complessità di molte scene. Non potevamo permetterci di aspettare la luce giusta. Si doveva girare e basta, ma fortunatamente ci siamo trovati sempre a girare nei momenti giusti le cose giuste. Devo dire che l’uso del digitale aiuta moltissimo in questo senso. Il digitale è tremendamente sensibile alla luce, sia positivamente che negativamente. Oramai accendere una lampadina è come accendere un 10KW. Il risultato ottenuto è stato il frutto di un uso molto parco della luce. Molte scene scure, cupe fanno da corrispettivo, anzi accentuano le scene con una luminosità diffusa. Ecco perché, fra gli altri motivi, ho scelto di lavorare con gli obiettivi Leica –Summicron-C perché mi permettono di inquadrare le fonti luminose senza provocare riflessi e flare indesiderati con strani aloni che comprometterebbero l’immagine.’


‘Mi sono convertito completamente all’illuminazione LED. Siamo arrivati ad avere quello che avevo sempre sperato, ovvero dei fogli luminosi (LED Blankets, ndr).’

‘Sono come delle piastre molto grandi, molto leggere e molto sottili che mi permettono sia di scegliere il colore sia di regolarne l’intensità e di spalmare la luce in posti altrimenti impensabili. Il Digitale ha bisogno di luci molto più morbide e delicate del passato e anche di quantità molto più moderate. Girando con tre macchine da presa contemporaneamente spesso hai sempre meno possibilità di mettere le luci e di nascondere la luce. Bisogna arrangiarsi ancora più di prima per trovare dei pertugi dove nascondere la luce. Ma questo è un aspetto positivo, in quanto tanto più si è veloci ad illuminare tanto più si può approfittare della luce naturale.’

Il due film sono molto coerenti e hanno un’assoluta uniformità visiva. ‘Loro 1’ e ‘Loro 2’ sono stati girati con le Red Weapon 8K  Helium, sfruttando anche il sistema HDR – High Dymanic Range – che, seppur girando in situazioni di enormi differenze di luminosità, consente comunque di ottenere delle corrette esposizioni. Combinando al cosiddetto A frame l’X frame, la macchina rispetto all’esposizione standard A frame, genera un X frame per la corretta esposizione sulle alte luci, per esempio. Il processore, poi, genera il cosiddetto merged frame, ovvero un file che contiene sia le informazioni della corretta esposizione A frame che la calibrata esposizione sulle alte luci dell’X frame.

Parlando di macchina da presa, è particolarmente toccante per noi la dedica a Patrizio Marra, il capo macchinista scomparso pochi giorni prima che il film uscisse nelle sale. Il lungo e complesso movimento di macchina che chiude ‘Loro 2’ è un omaggio a questo professionista che ha lavorato per anni accanto a Luca Bigazzi.
L’omogeneità visiva dei due film è anche il frutto del lavoro fatto in post-produzione con il colorist Andrea Orsini presso il laboratorio Grande Mela.
A cominciare dall’incarnato ottenuto combinando il trucco alla tinta e al grado di colore della risposta fotografica, con le ormai immancabili maschere degli imitatori televisivi quando fanno questo o quel personaggio. Palate di cerone e insistiti capelli finti fanno del personaggio Berlusconi/Servillo la statua del museo delle cere che ammireremmo in un luna park, piuttosto che in un museo.

“‘Paolo, non avrebbe senso un museo su di me?“, chiede un mesto protagonista senza più scena.
“Non ancora, dottore.”, gli risponde il fido maggiordomo/spirit guard (piuttosto che body) che, guarda caso, si chiama Paolo Spagnolo (le stesse iniziali del regista…).
Va a finire che ‘Loro’ siamo noi.

LORO 1 – LORO 2 (2018)
by Paolo Sorrentino
Cinematography by: Luca Bigazzi
Technical specifications:
Camera: RED WEAPON HELIUM;
Lenses: SUMMICRON – C
Negative format: Redcode RAW
Aspect ratio 2,35 : 1
Rental equipment: D-VISION MOVIE PEOPLE

Per approfondimenti:
https://www.flickr.com/photos/sourcemaker
http://www.sourcemakerled.com/category-s/1842.htm
http://cw-sonderoptic.com/leica-summicron-c/
http://www.red.com/learn/red-101/hdrx-high-dynamic-range-video

a cura di Alessandro Bernabucci,
education manager SHOT ACADEMY

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